Randagismo in Italia

Bisogna partire da un grande presupposto indicativo: in Italia è vietata la soppressione degli animali detenuti nei canili, salvo eccezioni sanitarie o caratteriali rigidamente monitorate dalle ASL.

Questo importante punto di partenza potrebbe essere l’inizio di una storia a lieto fine in cui il fenomeno drammatico possa trovare il suo giusto epilogo  e il nostro Paese dare una dimostrazione estrema di civiltà e di progresso.

Invece, come spesso accade nel Bel Paese, qualcosa è andato storto, e non poco.

il fenomeno del randagismo è quindi interamente affidato alla civiltà, al buon funzionamento delle amministrazioni e al duro lavoro del terzo settore.

Purtroppo, emerge il divario tra  zone ad alto e a basso tasso di randagismo e la differenza della capillarizzazione e efficienza delle autorità nonché del senso civico.

Tutti infatti siamo in qualche modo complici fino a che non facciamo qualcosa.

Le stime della Lav del 2019 parlano di 500-700 mila cani randagi in Italia.

Una popolazione decisamente troppo numerosa per una Nazione che si reputa civile.

I cani vaganti sono frutto di abbandoni o di incontrollate riproduzioni. I branchi di cani randagi in molte realtà italiane sono addirittura un problema considerato di sicurezza pubblica. Inoltre, la loro presenza è indice di degrado e di assenza di assistenza sul territorio, e nonostante questa drammatica immagine che regaliamo al mondo, nulla sembra scalfire l’indifferenza di chi ci convive salvo pochi martiri chiamati volontari.

Ancora per molti la castrazione per i maschi, o la sterilizzazione per le femmine, è un atto contro natura e abbandonare o maltrattare è questione di cultura.

se così si può chiamare.

Paradossalmente un altro termine di paragone per valutare la efficienza delle amministrazioni è il numero di cani accolti nei canili.

Questo è un passettino ulteriore importante. Infatti, è indice che le amministrazioni cercano di intervenire e per legge (se la rispettassero tutti i canili sanitari) il cane avrebbe il vantaggio di essere censito, di avere un soccorso veterinario, di venire sterilizzato e di avere la possibilità di ritrovare la propria famiglia o di conquistarne una nuova.

Qui quindi i dati, posto che non esistono, o quasi, i cani vaganti al nord Italia, indicano uno spaccato grandissimo. I cani vaganti sono un numero decisamente superiore a quelli sui quali intervengono le amministrazioni e la forbice si apre ancora di più se si analizza il numero di adozioni o di restituzioni ai proprietari in proporzione alle entrate nei canili.

E così viene fuori quel drammatico quadro che muove centinaia di piccole associazioni animaliste sparse sul territorio che, come formichine, cercano disperatamente di trasmettere cultura, informazione, che sensibilizzano e che senza alcun aiuto delle amministrazioni si trovano a mettere le pezze laddove lo Stato è assente.

Il nord Italia, dove si concentrano le Regioni a basso tasso di randagismo,  ha quasi azzerato il tasso di animali vaganti, accoglie i cani nei canili in cui si garantisce l’applicazione della Legge con interventi sanitari e rieducativi, laddove ci sia un proprietario esso viene rintracciato e quando questo non avviene le associazioni, che non si devono preoccupare e disperare per il fenomeno di strada, possono garantire il benessere degli animali nei canili e nei rifugi, nonché concentrarsi fattivamente sulle loro adozioni.

Analogo discorso non può essere fatto altrove dove il cane vagante è all’ordine del giorno e le strutture non sono in grado di risolvere da sole il problema.

Diciamo che ogni cittadino, anche laddove non avesse la vocazione come volontario, dimostrerebbe un senso civico e di civiltà culturale ed evolutiva se sterilizzasse il proprio cane e evitasse di abbandonarlo quando non serve più-.

Se già si partisse da questo rivoluzionario presupposto sarebbe un passo concreto in avanti verso la soluzione del problema.

Certamente bisogna poi considerare le eccezioni, che, come tali, fanno notizia e vengono portate alla ribalta.

Scoperte di “canili lager “ o di maltrattatori seriali al nord Italia e canili svuotati al sud. Ma, ahimè, fanno notizia e clamore proprio perché sono eccezioni.

In questo contesto si collocano i cani di razza e chi vuole avere il cane con il Pedigree.

Anche in questo caso il discorso va affrontato con estrema civiltà e cultura.

Ognuno per le ragioni più profonde che rientrano nella più estrema libertà costituzionalmente garantita nel nostro ordinamento, può decidere di avere un cane bello, e può non avere il coraggio di affermare il proprio parametro di bellezza in modo autonomo e preferisce affidarsi agli standard fissati da altri, nel nostro caso l’ENCI.

Può decidere di volere un cane funzionale alle proprie esigenze con una selezione della linea di sangue che abbia portato uno piuttosto che un altro aspetto di propensione comportamentale e caratteriale a predominare.

O, non meno importante, può fare una scelta consapevole della razza e con uno studio accurato scoprire che incroci su incroci delle stesse linee di sangue hanno portato allo sviluppo di alcune malattie ereditarie che sono il “tallone d’Achille” del proprio cucciolo e pertanto vuole la garanzia che tra i parenti del proprio amato non esistano “malati”.

Questi discorsi sopra elencati trovano tutti una valida giustificazione tale da portare all’acquisto di un cane. Non entreremo qui nel discorso da volontari del “ l’amore non si compra” , “per ogni cane che compri uno rimane in gabbia” . se si giunge alla conclusione più o meno romantica di voler comprare il cane è un estremo gesto di civiltà, correttezza, rispetto delle Leggi e soprattutto amore per gli animali rivolgersi SOLO ED ESCUSIVAMENTE a allevatori seri, riconosciuti, sottoposti ai controlli sanitari. Quindi vuol dire che il cane costa. Costa tanto ma costa il giusto… del resto che valore ha una vita? L’allevatore serio rispetta la mamma, le fa fare solo le giuste cucciolate nel rispetto della sua vita e della sostenibilità. Fa accoppiare solo cani esenti dalle famose malattie ereditarie e  Tiene i cuccioli con la mamma tutto il tempo necessario affinché imparino e abbiano il corretto imprinting, garantiscono il benessere sanitario e comportamentale della famiglia, affidano con grande correttezza, pagano le tasse e non maltrattano. Gli allevatori rilasciano il PEDIGREE.

Ora, se siete arrivati a leggere questa cinica analisi, siete pronti anche per scoprire che il cane di razza comprato a poco prezzo è un METICCIO se non preso da un allevatore riconosciuto con regolare pedigree. Inoltre, è frutto di maltrattamento e dolore dei genitori e magari anche dei fratelli, che molto probabilmente  se non venduti finiscono nei canili, che allo stesso tempo vengono venduti a persone di gretta sensibilità e ancora una volta privi di cultura.

Comprando un cane a poco prezzo, e qui è il caso di dirlo, non lo state salvando perché altrimenti sarebbe finito in mani sbagliate. Ed è proprio su questo che si basa il continuo incremento del mercato che porta alla crisi gli allevatori seri, e alla diminuzione della qualità degli standard gli allevatori meno seri  e all’incremento dei parassiti della società che sfuggono a qualsiasi controllo sanitario, a qualunque autorizzazione, a qualunque garanzia di salute !

STATE INCREMENTANDO IL MERCATO NERO, STATE INCREMENTANDO I MALTRATTAMENTI, STATE FINANZIANDO LO SCHIFO.

Ed è giusto che, nell’epoca in cui viviamo, vista la profonda assenza di cultura, qualcuno dica in modo schietto quale è la verità.

Comprare un cucciolo che costa poco, senza le suindicate garanzie tali da giustificare il costo,  è la proiezione della piccolezza di chi lo vende e di chi lo acquista. Quindi se siete tra quelli che alimentano questo mercato siete criminali peggiori di chi abbandona. A prescindere dalla giustificazione autoindotta dalla vostra coscienza.

A chiusura di questo quadro drammatico bisogna però dire in modo forte che le adozioni sono sempre più consapevoli, che la cultura cinofila sta prendendo un piede sempre più importante e che con una lentezza disarmante ci sono silenti guerrieri che non smettono di portare avanti questa guerra perché alcune Regioni italiane hanno concretamente dimostrato che il problema è risolvibile.

Basta “solo “ essere civili. La speranza è che la civiltà non rimanga confinata ad alcune zone geografiche e ad alcuni soggetti sparsi qui e là, ma che dilaghi in ogni coscienza: le cucciolate si fanno solo se si è allevatori, tutti gli altri piccini vanno sterilizzati o va loro impedita la possibilità di riprodursi. Sempre.

Non si maltratta e non si abbandona, e se si ha voglia di fare qualcosa in più è un gesto di amore aiutare i volontari a sterilizzare quanti più cani possibili.

C’è inoltre da sottolineare una sorprendente rete di solidarietà che negli anni è diventato un fenomeno meraviglioso e formidabile, che ha portato a svuotare alcuni canili del sud, o a risolvere e contenere alcune realtà di cani vaganti. Questa è la rete di volontari che, oltre le distanze e oltre le possibilità, unisce ogni giorno tutte le energie da sud a nord,  da est a  ovest ,senza sosta e che piano piano sta portando avanti una rivoluzione profonda che mira a incidere sulla cultura e sulla coscienza.

E così, sempre più spesso, i volontari delle zone a basso tasso di randagismo, con i canili mezzi vuoti, accolgono randagi di zone con alto tasso per poter svuotare il mare con il cucchiaino, riscrivendo una storia di unità ed appartenenza opposta a quella delle amministrazioni.

Adottare ha un valore molto più profondo della semplice accoglienza.

È cambiamento di tanti destini che si incrociano, è dimostrazione di cultura e di unità.

È consapevolezza di poter fare la differenza e di saperla fare tutti. La differenza vera, quella che parte dal basso e che coinvolge l’anima. #insiemesipuo anche se i numeri fanno paura. 

Settecentomila cani vaganti nel 2019. Settecentomila. E i dati sono in aumento.

Utdc si batte per la sensibilizzazione della sterilizzazione come fenomeno del randagismo! guarda il nostro progetto la via della sterilizzazione!

https://www.lav.it/cpanelav/js/ckeditor/kcfinder/upload/files/files/Dossier%20randagismo%202018.pdf
http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=280&area=cani&menu=abbandono